Mimetismo molecolare

Il Patogeno intelligente

Ciò che per lungo tempo è stato un mistero, e ahimè ancor oggi è tabù per molte frange della medicina convenzionale, era spiegare come ad un certo punto ed i determinati soggetti il Sistema Immunitario (S.I.) perdesse la capacità di discriminare ciò che doveva difendere da ciò che poteva aggredire, confondendo self e non-self, ossia l’immunotolleranza.

Si sapeva soltanto che in un dato momento l’organismo iniziava ad auto- aggredirsi, in maniera localizzata o sistemica, dando origine ad una forma autoimmune. Fortunatamente la perspicacia e la solerzia di alcuni ricercatori hanno in gran parte sciolto l’enigma, trasformando di fatto l’interpretazione etio-patogenetica di queste patologie: oggi è acclarato che parte del corredo proprio del patogeno, generalmente un virus del gruppo herpes -mononucleosi e cytomegalo in primis – possiede analogie strutturali con le normali cellule corporee e tali affinità finiscono per alterare seriamente, in soggetti geneticamente predisposti, la già nota funzione di processazione dell’antigene.

Mimetismo molecolare e autoimmunità

Ora che ne conosciamo il meccanismo d’azione non possiamo più differire il nostro intervento mirato in favore della individuazione e successiva esonerazione del patogeno dall’ambito intra-cellulare, conditio sine qua non per garantirci una risposta efficace e propedeutica alla contestuale rimodulazione del S.I. mercè la micro-immuno terapia e/o l’omeopatia di risonanza. Già, perché è questa chance a fare la differenza fra l’approccio convenzionale e -non… La fisiologia ci insegna che i mediatori chimici dell’organismo, siano essi citokine, neuropeptidi, o ormoni, comunicano costantemente fra loro secondo il principio della low dose e della ultra low dose: ecco perché la medicina omeopatica, mimando questo linguaggio, è in grado di dialogare laddove la medicina chimica risulta impotente se non addirittura dannosa.

Se ciò è vero – e lo è inconfutabilmente – dobbiamo agire con il massimo scrupolo già in fase diagnostica, non lesinando esami specialistici ormai indifferibili poiché dirimenti. Solo così sarà possibile pervenire ad un inquadramento onnicomprensivo del caso in esame ed evitare al paziente tanto faticose quanto inutili peregrinazioni specialistiche.

Su ogni malato autoimmune dovremmo eseguire :
– ELETTROFORESI SIEROPROTEICA
– TIPIZZAZIONE LINFOCITARIA
– TIPIZZAZIONE HLA COMPLETA
– MONITORAGGIO DELLE CITOKINE
– RICERCA DEGLI AUTO-ANTICORPI
– ANA – ENA – VES – TAS – PCR – ecc.

Vorrei concludere segnalando l’enorme importanza del test di microscopia in campo oscuro – purtroppo da noi eseguibile soltanto presso Strutture private – essenziale all’individuazione di patogeni molto più presenti di quanto si creda: batteri, miceti e forme miste, in genere poco evidenziati nelle comuni ricerche di laboratorio. Confido che quanto prima anche il nostro Paese, al pari di quanto già accade altrove, vorrà dotarsi di questo valido e peraltro economico strumento d’implementazione diagnostica.

 

 

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